Ed ecco le poesie premiate:
Penelope in 3d
Misterioso tuo padre
arrivava
col suo scettro da conquistatore d’Oriente
e i bauli pieni di nonsoché:
la sua partenza era sempre nell’aria
e tu aspettavi…
Bambina, tua madre
attraversava la vita
tra favole e delusioni.
Quando sarebbe diventata grande?
e tu aspettavi…
E poi lui. l’amore tuo,
che, sorridendo, ti asciugava le lacrime
col palmo della mano,
sempre perso in cocenti pause
di riflessione.
Per troppo pieno e per troppo vuoto
si può morire
aspettando un gesto d’amore
come un’aurora boreale,
nel timore che quel gesto
ti sia rubato
da un collezionista distratto
che ormai non distingue più
la carezza dallo schiaffo.
Italia De Maria Casamicciola Terme (NA)
Pietre del sud
Cammino lentamente, mi muovo con rispetto,
in questo luogo d’incanto dove sono le pietre a dirmi,
a raccontare, roventi di sole, testimoni silenziose del tempo.
Ascolto l’eco dei miei passi tra vicoli
spruzzati di penombre e case colorate d’ocra e di malinconia
nel tramonto che sfoglia in un cielo d’arancio
e infuoca l’aria, della gente i volti e la gravina.
Da queste contrade è passata la Storia,
ma quasi mai si è fermata, spesso ha soltanto depredato
dal grembo delle donne braccia da lavoro
ha strappato migrandole altrove.
A chi è rimasto, allora, ha lasciato soltanto
mani sfinite di fatiche e di stenti,
povere cose e un po’ di pane da strappare alla terra coi denti.
È’ terra dura, questa, e spesso avara
da sempre parca di ricchezze e di speranze
ma generosa di orgoglio e dignità.
Quaggiù i volti dei vecchi sono come tratturi,
hanno solchi scavati, incisi come sassi dalle ruote dei carri.
Risuona tra le valli il belato delle greggi che vanno al piano
ma da questa altura non vedo il mare, ne sento il profumo nella sera
quando monta il grecale e quasi ne odo il fragore lontano
con l’onda che batte e ribatte e sullo scoglio implora.
Parusia di ulivi, di radici abbrancate a pietre normanne,
memorie viventi di storia, pietre del sud, spossate,
di sudore intrise, consumate.
Ma da ogni stoppia di grano che nei campi rimane
s’alza un anelito nuovo, avverto una brezza leggera, ed è speranza
come mietitura di spighe che tra le mani di questa gente
cresceranno ancora con altra linfa e una luce nuova.
Mi è caro questo borgo, questa mirabile città,
alta sulla valle da cui ancora scorgo tracce di fiumare
ferite lacerate nella terra, aratri che han scavato
nel cuore di chi ormai non c’è più.
Volti scordati nel fuggire del tempo, nel dolore antico
che negli occhi di chi guarda, adesso, è custodito.
Umberto Druschovic Aosta
L’attesa del sole nascente
Oh, mio Dio
fai di me la luna
e poi sotto aggiungi
un bosco e un lupo che ulula
e sopra il cielo con le stelle brillar
come diamanti di un universo
senza confini e limiti.
È là che io ti aspetto.
Sognante pazientemente
è là che ti aspetto luce
dei miei occhi.
Sole nascosto dietro una barriera
di nuvole nere
e fulmini accecanti
del nostro amore senza speme.
È là che ti aspetto.
Irene Ferraro Acri (CS)
Il primo minuto
Rotola sulla pelle il primo minuto,
in balia del vuoto che si riempie,
le labbra conoscono essenze che colando
allagano le nostre bocche…
illuminato da un bacio è il lampo devastante.
Fatale è stringersi,
il caldo dell’amore eclissa il senno,
all’improvviso messaggi indecifrabili
trovano luce in occhi abbagliati…
Guariti ci manchiamo prima di essere lontani.
Innamorati di accordi sconosciuti,
i corpi diventano fiammiferi che
illuminano i silenzi delle notti,
costruite con il nostro destino…
Il primo minuto è rimasto nel mio cuore,
anche se ora io di te non so più nulla.
Giuseppe Gaudino Salemi (TP)
Stasi
Si sta
Nell’attesa
Vana
Nello stallo del tempo
Pur dolore
S’arresta timido
Nell’ incertezza di avanzare
E colpire
Come goccia
Che scende lenta
Rivolo di bava inclemente
Si sta
Come gessificati
Di fronte all’impotenza
Roberta Mormando Crispiano (TA)
Fiore di campo
(a Yara, Melania e tutte le altre dimenticate…)
È come una piazza vuota
il cuore stasera:
lontano
dalle strade affollate.
Di te, con il freddo del vento
sono fuggite le grida,
l’effimera illusione
d’un sogno accartocciato.
Di luce e poi d’ombra
il cielo si colora e scioglie
addosso a questo febbraio
lacrime di pioggia scura.
Resta nascosto
quel guscio spezzato,
oltraggiato,
gettato nel fango.
Intorno risuona il lamento
d’un mondo a rovescio:
parole e segreti
ci schiantano dentro.
Più in alto rinasce
una stella danzante e sfavilla:
come un fiore di campo
in quell’orma leggera di terra ferita.
Stefano Peressini Napoli
Grigio cielo che piange in silenzio
Grigio cielo che piange in silenzio,
triste scenario che illumina l’attimo,
luce di un fulmine che nasce
là dove si scontra con l’aria,
trema la terra e poi ritorna nel nulla.
Malinconico vaga il mio sguardo
dove né un sorriso, né un pianto,
né un grido, hanno viva la voce.
Regna il silenzio oltre la siepe.
Guardo col naso schiacciato sui vetri
e le labbra socchiuse,
un mondo dove da tempo non trovo me stesso,
quell’io soffocato da mille illusioni,
ansie, attese e speranze.
L’anima come terra arida
ha bisogno di acqua
di cieli tersi e nuvole leggere
di una sola goccia che danza sul cuore.
Disegno parole non scritte
in un cielo che guardo e mi tormenta
mistero e segreto del tempo
con occhi tristi di un volto che piange
per rinascere e di nuovo fiorire.
Intanto sei luce
in questa pioggia di lacrime
vibrazione e tuono dell’anima
che calma gli affanni e lenisce il dolore.
Dio vorrei che fosse amore!
Scoppiami nel cuore
sciogliti e libera la mia anima,
liberami da questo cielo grigio
che piange in silenzio.
Raffaele Trotta Curti (CE)
Mare
Mare è il mio cane.
Sereno.
Severo.
Astuto.
Mai bugiardo.
Pronto, sempre lì
ad attenderti
e chiederti
uno sguardo,
un gioco.
Bimbo
dagli occhi fragili,
sguardo pensoso
di chi aspetta.
E sa aspettare.
Massimo Colella Forio (NA)
Monotonia irripetibile
L’attesa scorre lenta,
inesorabile,
imperturbabile,
non come un fiume in piena
impetuoso,
travolgente,
vittorioso,
né come un timido ruscello
che scivola piano tra i sassi.
L’attesa non è il torrente
giovane e irrequieto
che gorgoglia e borbotta,
ma è l’onda della risacca
che s’infrange dolcemente
sulla sabbia,
monotona,
incontrollabile,
imprescindibile,
inarrestabile.
Angela Barnaba Forio (Na)
Carìu ‘na stiddha
(dialetto calabrese)
Chi notti, chi nottata chiara e funda,
c’u mari lisciu lisciu com’a sita,
c’a schiuma chi ssi rroccula ‘nt’all’unda,
pariva un mundu novu, ‘n’athra vita!
Parpaddhiàv’a’ luna ammenz’o mari,
anit’e’ stiddhi ianchi criatùri,
‘ddhi luci, chi parìunu lampàri,
mi ravunu ‘na gioia, ‘nu calùri…
…E ‘nta ‘ddhu scurifizziu, tutt’on thrattu,
vitti ‘na cura ‘i stiddha chi carìva:
Fù com’on lampu, tuttu all’inthrasattu…
…Vuliva, sì, vulìva, chi vulìva;
non mi viniv’a menti nuddhu spilu
e nd’eppi desideri, tanti e tanti!
Po’ nci pinzài e mi rrizzàu ‘u pilu,
quantu cosi vulìva, quanti, quanti;
vulìva ‘na casetta c’u giardinu,
un pocu ‘i paci, un pocu d’armonìa,
vulìv’a’ me’ famigghia cchiù vicinu
e tanti tant’amici anit’a mia!
Vulìva tantu tantu, e po’, chi sacciu,
vulìv’avìr’e dari tant’amuri,
ch’a genti, forhsi staiu niscendu pacciu,
vulìva mi mi spart’i’ so’ duluri;
e mi nci rugnu pani a cu’ non mangia
e figghj, tanti figghj a cu’ è senza,
sperandu chi ‘sta vita prestu cangia,
cu’ bona volontà e cu’ cuscenza;
e po’ vulìva bbrazza ‘randi ‘randi,
mi ‘mbrazz’u mundu e mi m’u tegnu sthrittu,
pirò non fazzu scrusciu ch’i me’ …Landi
e ‘u mundu è mundu bruttu, malirittu!!
…lazài ‘a test’all’aria pi’ sintìri,
‘na vuci, un signu…Sintìa sul’i’ riddhi,
non mi ristà athru chi… Ciangìri…
…E mi stuiài…Nton fazzolett’i’stiddhi!!!
Cadde una stella
Che notte, che nottata chiara e fonda,
col mare liscio liscio come seta,
la schiuma che si ruzzola nell’onda,
sembrava un mondo nuovo, un’altra vita:
luccicava la luna in mezzo al mare,
assieme alle stelle, bianche creature,
quelle luci che parevano lampare,
mi davano una gioia, un calore…
…E in quel buio fitto, tutto a un tratto,
vidi una coda di stella che cadeva:
Fu come un lampo, tutto all’improvviso
…Volevo, sì che volevo, che volevo…
…Non mi veniva in mente niun desìo
E sì che ne ho avuti desideri, tanti e tanti!
Poi ci pensai e mi si accapponò la pelle.
Quante cose volevo, quante quante…
…Volevo una casetta con giardino,
un po’ di pace, un poco d’armonia,
volevo la famiglia più vicino
e tanti tant’amici insieme a me;
volevo tanto tanto, e poi che so,
volevo avere e dare tanto amore,
con gli altri, forse sto uscendo pazzo,
volevo condividere i dolori;
e dare tanto pane a chi non mangia,
e figli, tanti figli a chi è senza,
sperando che ‘sta vita presto cambi,
con buona volontà e con coscienza;
e poi volevo braccia grandi grandi,
per abbracciare il mondo e poi tenerlo stretto,
però non faccio rumore con le mie…”Latte”
e il mondo è mondo brutto, maledetto !!...
…Alzai la testa in aria per sentire
una voce, un segno…Sentii solo i grilli,
non mi rimase altro che… Piangere…
e m’asciugai…in un fazzoletto di stelle!!!
Paolo Lacava Fabriano (AN)
Attese
Giorni senza emozioni,
sere senza speranza,
notti senza sogni.
Inutili attese
di nuove albe
e nuovi tramonti
fatte di tronchi pensieri,
di sguardi perduti nel vuoto,
di ricordi e rimpianti
passate a scrutarsi nell’io
come in uno specchio
eroso e scalfito
che mostra
i segni del tempo.
Scoprire nuove rughe,
solchi profondi,
ferite e cicatrici.
Avvertire impotente
lo scorrere della vita,
perdersi nel nulla,
sentire l’urlo dell’anima
in un sordo rimbombo.
Raccogliere
l’ultimo fremito del cuore
per liberare angosce
che si agitano nell’aria
nel vano tentativo
di comporsi in poesia.
Fausto Marseglia Marano (NA)
L’attesa
L’attesa, penz’io, è ‘na cosa d’ogge e nisciuno e nuje nun à pruvato,
è sì, pecchè paricchi ccose nun se facevano maje jnto ‘o passato,
vuò ca nun ‘nce stevano tanta machinarie o cose da modernità
ma ll’omme campava assaje meglio chiù tranquillo e cu semplicità.
Certo’nce stanno attese e attese ‘nce stanno chelle belle e chelle brutte
‘nce stanno pure da natura, quanno l’arbero cu ‘e sciure aspetta ‘e frutte
o quanno ‘o parulano doppo zappato e piantato tutta ‘a campagna
aspetta ‘e gghiurnate ‘e sole o quanno chiove e maje se lagna.
Ma nun ‘nce sta paragone ‘e ‘na mamma c’aspetta ‘na criatura,
l’attesa è troppo bella, passa subbeto e senza maje paura,
o quanno ‘e piccirille aspettano cu ggioia Pasca e Natale,
certamente pe’ ll’uovo o ‘e ppazzielle ma chest’attesa è nnaturale.
Po’ ‘nce sta l’attesa snervante ‘a biglietteria de musei ca fa ‘o turista
o quanno jnto ‘o studio aspietto ‘o turno tuojo addo dentista,
nun parlammo po’ quanno aspietto ‘o treno o ‘nu pullmanno ‘a fermata
pare ca l’attesa nun passa maje, ‘e vvote zompa tutta na jurnata.
Comme so’ smaniuse ‘e sturiente c’aspettano ‘e vote de prufussure
e miette l’allerezza ‘e quanno và tutto cosa buono de genitore
nun parlammo ‘e ll’attesa do matrimonio do battesimo o ‘a cummunione
o ‘e l’anzia de vutanti c’aspettano ‘e spoglie de scrutini ‘e ll’elezione.
Ma pe’ quaccuno ca pe’ disgrazia ll’è capitato ‘na mala sciorta
comme è amara l’attesa ca vene sulamente sorella morte,
ancora cchiù amara è l’attesa de’ mugliere de’marite ‘nguerra,
o chella ‘e ll’emigrante, cu tanta jurne a mare, vo’ sbarcà ‘nterra.
Invece è bello quanno aspiette pe’ paricchio sotto ‘a ‘nu purtone
e finalmente, doppo tanto tiempo, vide ‘e scennere ‘a guagliona.
E’bello pure l’attesa ‘e‘na mamma c’aspetta ‘o figlio fore ‘a scola,
ma ‘o tiempo nun passa maje pe’ l’auciello ‘nghiuso jnto ‘a caiola…
Allora l’attesa nun è ato ca ‘o tiempo ca passa e ‘o ddico cu ‘na parola,
‘o tiempo nun è mmaje chillo ca vulessemo, ‘e vvote vola,
‘e vvote nun passa maje, ‘e vvote passa jnto a niente,
ma nuje, cu tutto ‘o core, ‘o vulessemo fermà sulamente.
Biagio Scognamiglio Napoli
E intanto
Pomeriggio assolato,
un vago odore di tiglio
percorre l’aria.
Guardo il tempo che passa.
C‘è un silenzio tutto intorno
mentre osservo un improvviso
gioco d’ombra sulla parete di fronte:
una nuvola oscura per poco
il sole.
Sento le foglie inseguirsi in volute ora lente ora agitate.
Guardo il mio vaso di cactus;
una colomba nutre i suoi piccoli
dopo averli covati a lungo.
Sfioro il mio ventre caldo.
Ti sento, ti fai sentire.
È’ carico di sogni questo tempo sospeso!
Come sarai? E come sarò io?
Ti aspetto.
Sarò lì alla tua prima luce.
Gabriella Dalla Pietà Roma
Ovunque sei
Ti ho cercato in un canto lontano
stringendo tra le mani il rumore assordante
di un sogno dimenticato.
Ho colorato parole con l’inchiostro dell’amore
per mandar via questo tormento
ed ora tutto tace, senza il respiro del silenzio.
Il pensiero di ieri è lontano
c’è qualcosa che manca al mio cuore…
il tuo sorriso incantava i miei giorni
un tempo di noi fuggito nel vento.
Ti ho lasciato tra emozioni e desideri
ed oggi, attendo la luce del sole
per darti quell’abbraccio che aspettavi
prima di andar via
e poi…
ritornerò a vagare nella mia anima graffiata.
Anna Gentile Napoli
Il destino di un poeta
La pietra è fredda sotto le tue spalle
e non ti basta un tetto di cartone
a mantenere vivo il sangue:
il sole è andato via da troppe ore.
Quel sole che non manca alla tua terra
a queste latitudini ti uccide.
E poco importa se le tue parole
erano fuoco acceso, erano amore
per la tua gente senza libertà.
Dalla tua penna intinta nel coraggio
nascevano milioni di soldati,
potenti, inafferrabili, feroci.
Erano grida di disperazione
piantate dentro i cuori dei tiranni.
Erano bombe, raffiche d’orgoglio
armi del popolo tradito,
macellato, ormai inerme.
Per poco non ti presero la vita
mentre cantavi la liberazione.
Ti vennero a salvare appena in tempo:
gli scannatori erano vicini
pronti a squartare ogni tua parola.
Poi su una nave marcia e senza onore
guidata da una torma di banditi
di uomini perduti, senza gloria
giungesti come un carico di stracci
su queste rive care alla speranza.
Spuntò un sorriso in mezzo a quel dolore:
i tuoi aguzzini erano un ricordo
pensavi di aver vinto il tuo destino.
Ma è andata la giustizia
chissà dove:
il mondo corre non si volta indietro
ed un poeta senza le parole
è come un treno fermo alla stazione.
La pietra è fredda sotto le tue spalle
e non ti basta un tetto di cartone
a mantenere vivo il sangue:
il sole è andato via da troppe ore.
Vittorio Di Ruocco Pontecagnano Faiano (SA)
Mediterraneo
Le nostre albe senza stupore
nell’afrore acido di corpi ammassati
in cavità di sudore e dolore,
fragore di cuori sospesi
in un mare infinito.
Vite deflagrate in gorghi d’orrore,
nero magma da furore di deserti di morte,
dissecca le fauci il respiro salato
di un mare nemico.
Dilania l’anima questo filo spinato di azzurri,
sognando orizzonti sommersi nel travaglio
di onde dissacrate nel baratro
di un mare d’inchiostro.
Affondo nel pianto, negli occhi lo strazio
di madri assenti, sale e lacrime rigate sui volti,
girotondi ulcerati su un mare di lapidi.
Ci guardate senza vederci,
siamo vacue parvenze di terre remote,
paure vigliacche urlate
in un tempo disfatto da piogge aspre.
Siamo la pietà sventrata,
siamo la carità stuprata,
siamo l’Uomo che torna
sulla Croce.
Elisabetta Liberatore Pratola Peligna (AQ)
I mille minuti dell’Attesa.
Al Torrione di Forio il XVII Premio nazionale di Poesia “Ischia l’isola verde”
Il Concorso di Poesia “Ischia l’Isola Verde”, che ha lo scopo di stimolare la riflessione e la creatività e promuovere i valori umani, sociali e culturali, nonché il territorio e le tradizioni dell’isola d’Ischia, trova il suo naturale esito al Torrione di Forio sabato 21 settembre 2019.
La competizione poetica è organizzata fin dal 2002 dall’Associazione Giochi di Natale, che, nonostante il nome invernale è attiva tutto l’anno. Durante la premiazione saranno distribuiti i numerosi premi in palio consistenti in trofei realizzati da ceramisti isolani e menzioni di merito. La particolarità di questo concorso è che ogni edizione ha una dedica, ma c’è sempre un tema libero. Gli elaborati dei Poeti giungono in forma anonima alla Giuria, che esprime duplice votazione, sia per il tema libero sia per la dedica, in modo tale che siano assegnati dei premi speciali alle migliori poesie aventi come argomento quello della dedica. Le opere, originali, non devono aver partecipato a edizioni precedenti del concorso né aver vinto primi premi in altri. Esse possono essere in lingua italiana o in dialetto; queste ultime possono essere accompagnate da una traduzione in italiano. Le opere sono pubblicate in un’antologia cartacea e distribuite gratuitamente ai concorrenti, o scaricabili dal sito www.giochidinatale.it, e dalla pagina http://www.iltorrioneforio.it/eventi-2/eventi-2019-da-luglio-a-dicembre/eventi-2019-settembre/9-i-mille-minuti-dellattesa/ dove si possono trovare gli elenchi dei vincitori, il regolamento completo e notizie sulle altre iniziative dell’Associazione. Questa edizione è dedicata a “L’Attesa”, Il tema di quest’anno ha, nei millenni, suscitato un ampio dibattito, psicologico, pratico e artistico. Senza i Poeti, che copiosamente hanno aderito anche a questa edizione, non sarebbe stato possibile portare avanti il progetto teso non solo alla diffusione della Poesia ma anche alla rivalutazione dei rapporti umani sia per renderli meno fuggevoli, sia per rinsaldare vincoli a volte trascurati nel tempo. L’Associazione Giochi di Natale, grata ai Poeti, alle Giurie e a quanti hanno dato il proprio contributo alla fervida discussione sviluppata intorno agli argomenti proposti in questi diciassette anni, intende sottolineare la valenza della Poesia nei rapporti umani. L’inutile che serve, perché carmina non dant panem, trova tantissimi appassionati che hanno abbondantemente impegnato la Giuria guidata dalla Preside Angela Procaccini. Con la dedica di questa edizione, L’Attesa, inizia un nuovo ciclo più intimistico, che riguarda non solo le proprie aspettative personali dall’imminente o prossimo futuro, ma anche le prospettive universali dell’umanità.
Per poter introdurre il tema trattato nella recente edizione è necessario fare una premessa per cercare di rispondere alla domanda: ma che cos‘è il tempo? Cosa intendiamo esprimere con il concetto di “Tempo”? Secondo le nostre conoscenze nulla è più misterioso ed enigmatico del tempo; esso ci appare come la forza più grande ed inarrestabile dell’universo, che ci accompagna inesorabilmente dalla culla alla tomba. Di fatto è l’unica nostra vera proprietà che, volendo, possiamo gestire a nostro piacimento e che, quando non sarà più a nostra disposizione, non porteremo con noi, al pari di ricchezze o beni accumulati. Che cos‘è dunque il tempo? Secondo le enciclopedie, il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Esso induce la distinzione tra passato, presente e futuro. Scienziati, poeti, artisti e filosofi, hanno provato a descrivere quello che è uno dei grandi quesiti irrisolti dell’uomo. Ci saranno riusciti anche gli aedi che vi aspettano il 21 settembre 2019 alle 19.00?
L’Associazione Culturale Radici, in perfetta sinergia con l’Associazione Giochi di Natale, e con lunga collaborazione precedente, invita i graditi ospiti e la comunità isolana alla manifestazione che sarà allietata da una sorpresa degli Chef Arturo Silvetti e Antonio Ballirano.
Buona Poesia a tutti.
Luigi Castaldi
Grazie di esserti intrattenuto con noi e buona Poesia